La legge di
natura nella sua funzione di legge di copertura
Il dibattito su cosa debba intendersi
per «legge di natura» è molto ampio fin dai tempi di Hume, e può
riassumersi sostanzialmente in due posizioni fra loro contrastanti:
- la legge di natura è semplicemente
il risultato della constatazione di una uniformità nel succedersi
dei fenomeni naturali, senza nessuna presunzione su un fondamento
ontologico di questa successione (regolarismo);
- la legge di natura è una entità
ontologica presente nel mondo e completamente a sé stante, che
regola il succedersi degli eventi e ne determina la necessità (realismo
ontologico, o necessitarismo).
Hume era naturalmente un fautore della
prima opinione, ritenendo che solo l'abitudine
al succedersi regolare di determinati eventi ci spinge a definire tale
succedersi come legge. Questa posizione, criticata in epoca moderna da
autori come M. Tooley, F.I. Dreske, D.M. Armstrong, conserva tuttavia un
notevole prestigio per il suo approccio antimetafisico, che esclude la
presenza di «principi ultimi» (quali invocati, ad esempio, anche da
W.C. Salmon a proposito della causalità) presenti a priori nella
natura, e la cui esistenza non è dimostrata in maniera cogente se non
attraverso l'intuizione.
Non ci soffermeremo su questo
dibattito, ma ne sottolineiamo una conseguenza piuttosto rilevante ai
nostri scopi. Si è soliti definire explanandum l'oggetto della
spiegazione scientifica, e cioè il fenomeno osservato, ed explanans
l'insieme degli enunciati che costituisce o dovrebbe costituire la
spiegazione stessa. Ebbene, se la legge di natura altro non è che la
registrazione fedele della regolarità dei fenomeni osservati, siamo
costretti a concludere che essa non è un explanans, ma un explanandum:
ci dice cioè come i fenomeni si verificano, e non perché. Questo è un
motivo forte per ritenere che la sua inclusione fra le premesse
dell'inferenza nomologico-deduttiva alla Hempel-Oppenheimer possa
invalidare l'inferenza stessa riducendola a tautologia. E' bene a questo
punto distinguere, quindi, fra una pretesa legge di natura e quello che
viene invece chiamato, in linguaggio scientifico, un effetto: e
cioè la descrizione di una regolarità in un ambito particolare di una
scienza.
Tutto questo riveste per noi
un'importanza particolare, perché, come
vedremo, nelle scienze
cognitive la maggior parte degli oggetti di ricerca sono, per l'appunto,
degli effetti.
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