Aristotele e
la spiegazione scientifica
Aristotele fu il primo a considerare il
problema della spiegazione scientifica e a distinguere con chiarezza la
spiegazione dalla semplice descrizione degli eventi. Conoscere con
precisione l'andamento delle maree, e anche compilare tabelle che
consentano di predirne l'andamento in futuro ancora non equivale
a fornirne una spiegazione scientifica; non il «che cosa» (tì)
è l'oggetto della spiegazione, ma il «perché» (dià ti). In
altri termini, sostiene Aristotele, ogni spiegazione scientifica è un
ragionamento deduttivo che discende da premesse per arrivare a
conclusioni, e che quindi risponde a una domanda-perché. Non
necessariamente, tuttavia, un argomento deduttivo è una spiegazione
scientifica; e il confine fra le due classi rimane incerto anche dopo
Aristotele. Solo con lo studio di Hempel e
Oppenheim (1948) il problema impostato da Aristotele ha conosciuto
un trattamento moderno e approfondito, pur senza distaccarsi
fondamentalmente dalle sue premesse di fondo. Il
concetto di spiegazione è implicito anche nell'importante teoria
aristotelica delle quattro cause, esposta nel primo capitolo della Metafisica.
Secondo Aristotele, ogni causa può essere materiale, efficiente,
formale o finale. Quest'ultimo caso è particolarmente interessante
perché si riferisce a quelle condizioni in cui l'evento è determinato
dalla necessità o dal desiderio di raggiungere un fine: questo
particolare tipo di causa sembra essere in gioco quando si applichi la
spiegazione scientifica a dottrine biologiche quali l'evoluzione
darwiniana, o alla spiegazione psicologica. |