La
spiegazione funzionale
Come
si è visto esaminando le critiche al modello
DN, la simmetria postulata da Hempel e Oppenheim
fra previsione e
spiegazione è difficilmente applicabile alle scienze fondate su
probabilità statistiche, quali la biologia. Qui ci troviamo
frequentemente a contatto con la necessità di spiegare eventi che si
producono al fine di raggiungere uno stato finale, che è quindi
la spiegazione di quegli eventi, pur essendo ad essi cronologicamente
posteriore; così, ad esempio, la pulsazione cardiaca ha la funzione
di portare l'ossigeno, attraverso il sangue, alle cellule periferiche;
oppure, in psicanalisi, si dice che il sogno ha la funzione di
soddisfare le pulsioni inconsce che non troverebbero altra via di
emersione. La spiegazione funzionale richiama cioè quella che
Aristotele definiva causa finale, e
che si caratterizza per essere successiva all'evento causato.
Caratteristico della spiegazione
funzionale è il fatto che l'evento oggetto di spiegazione solitamente non
è l'unico possibile esito di quelle che sono le sue cause in
termini di necessità funzionale. Così, ad esempio, l'uomo mantiene
l'omeostasi termica disperdendo calore con il sudore; il cane, invece,
ansimando vigorosamente. Così, il cuore non è l'unico mezzo che
consente di garantire l'apporto di ossigeno ai tessuti periferici;
durante gli interventi cardiochirurgici, la circolazione extracorporea
consente un identico risultato. Si tratta di quelli che vengono chiamati
equivalenti funzionali: lo stesso fine, che ha valore di
spiegazione funzionale, può tuttavia essere raggiunto con mezzi
diversi. Osserviamo allora - come già aveva ammesso Hempel, e come W.C.
Salmon (1989) ha ulteriormente sottolineato - che nel caso della
spiegazione funzionale si realizza un'inversione di condizioni rispetto
al modello DN: mentre in quest'ultimo l'explanans è logicamente
sufficiente per asserire l'explanandum, nella spiegazione funzionale è
l'explanandum che di per sé è logicamente sufficiente ad asserire
l'explanans. Ciò bastava, secondo Hempel, a negare il titolo di
spiegazione a questo tipo di argomentazioni: e infatti non a caso l'articolo di Hempel del 1959 dedicato al problema reca il titolo «The
Logic of Functional Analysis» (e non «Explication»). I
successivi contributi di Wright (1976) e
Bigelow e Pargetter (1987)
hanno approfondito la nozione di conseguenza e di propensità,
accentuando l'impostazione evoluzionistica e anche propriamente
selettivistica della nozione di spiegazione funzionale, un aspetto che
verrà ripreso in alcuni specifici
modelli di spiegazione psicologica. Non c'è dubbio
però che è diventato sempre più chiaro come, in questo tipo di
spiegazione, l'explanandum sia al centro dell'attenzione, in un
ribaltamento del ragionamento che poco ha a che fare con il metodo
nomologico-deduttivo.
La questione adesso è: come dovremo
intendere la legge di natura nel contesto della spiegazione
funzionale? Se il concetto di legge era già critico per le scienze dove
la statistica non permetteva la deduzione certa di un evento a partire
dalle premesse, tanto più questo concetto assume caratteristiche
particolari nelle scienze biologiche, e in particolare nelle scienze
cognitive. |