Spiegazione scientifica e scienze cognitive

                               

 

Il ruolo delle neuroscienze

Una spiegazione psicologica di tipo BDI può quindi tentare di fornire modelli predittivi degli eventi psichici, disegnando rapporti causali fra elementi che tuttavia non sono definiti se non faccendo appello a un senso comune che haNeuroni cerebrali poco a che vedere con la realtà biologica dei processi cerebrali. Viene quindi spontaneo pensare se non sia possibile tentare di colmare il gap di Leibniz partendo dal versante opposto: e cioè studiando le connessioni neurali e le modificazione del loro stato fisico, elettrico e chimico in corrispondenza dei processi psichici.

Questo progetto, che sembrava totalmente al di fuori della portata scientifica fino a un decennio fa, comincia ora ad apparire realizzabile, almeno in parte, grazie al progresso delle tecniche di immagine in vivo della neuroradiologia applicata alla ricerca. In particolare la risonanza magnetica nucleare consente di valutare le modificazioni degli stati sinaptici in vivo e sotto condizioni particolari, avvicinandosi molto a quello che era l'esperimento mentale di Leibniz di osservazione della «macchina pensante».

Nella versione «forte» di questo programma, le funzioni psichiche superiori dovrebbero essere ricostruite partendo dal basso, iniziando cioè con le funzioni sinaptiche evidenziabili con tecniche di immagine, fino ad assimilare la psicologia descritta con altri termini, o a smentirla. Allo stato delle cose, tuttavia, questo programma forte è ancora lontano dalla realizzazione; l'idea di un programma «debole» delle neuroscienze che preveda il loro utilizzo come una «sorta di evidenza che abbia lo scopo primario di decidere fra analisi funzionali formulate in altri termini» (Cummins, 2000) sembra d'altra parte assegnare a questo approccio un ruolo ancora ancillare rispetto alle spiegazioni funzionali.

 

Università degli Studi di Pisa, Corso di Epistemologia ( prof. G. Tamburrini), AA. 2000-2001